Triade Interiore – miti sulle divinità della seconda meditazione

SECONDA MEDITAZIONE MITI DIVINITÀ SOLARI

RA

I miti legati a Ra, divinità appartenente alla religione dell’Antico Egitto, raccontano di una Forza che era identificata con il Sole, che era il suo corpo e il suo occhio, portatore di calore e luce. Il Sole, nel suo viaggio dall’alba al tramonto, scandisce il passare del tempo e il suo nome viene associato a divinità che “presiedono” i diversi momenti del giorno, le quali diventano aspetti dello stesso Ra. Così Khepri è il Sole del mattino, mentre Atum è il Sole che tramonta, Ra-Horakhty (fusione di Ra e Horus) è il Sole allo zenit e Harmakis il Sole nascente e quello al crepuscolo.

Ra emerge dalle acque primordiali, per governare la totalità del Cosmo: il cielo, la terra e persino l’Oltretomba: Maat, in alcuni miti, è considerata sua figlia ed egli presiede al giudizio di colui che si appresta a varcare la soglia che separa il mondo dei vivi da quello dei morti, sottile velo che racconta una vicinanza tra le due dimensioni che noi abbiamo dimenticato.

Ra è raffigurato come un uomo con la testa di falco, sopra la quale è appoggiato il disco solare, abbracciato da un serpente, simbolo della conoscenza. Nel suo passaggio nell’Oltretomba, lo vediamo su una barca e con la testa di ariete, sulla quale è sempre visibile il disco solare. Così, nel suo percorso, attraversa gli opposti, connettendoli e rendendoli parte di un unico processo: il giorno e la notte, la vita e la morte. Grazie alla potenza della sua luce e del suo calore, dà impulso alla vita, favorendo il nascere di ogni forma, che solo scaldata dai suoi raggi benefici, può crescere e fiorire.

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La figura di Mitra appartiene a diverse civiltà e le attraversa tutte conservando l caratteristica di divinità solare e protettore dell’amicizia. Lo troviamo nei Veda, i testi sacri dell’India, come colui che dà vita alla luce dell’alba, dando l’avvio a un nuovo giorno. Spesso è collegato a Varuna, il dio che presiede ai ritmi delle sfere celesti, raggiungendo così l’unione tra la terra e il cielo, le forme create e il cosmo.

Con caratteristiche simili appare nei miti persiani, dove acquista un’altra sfumatura: è il dio depositario dell’onestà e della correttezza; quindi, per estensione, viene considerato il dio degli affari. La sua luce consente il disvelarsi della verità e sconfigge l’errore. Dove è ombra e chiaroscuro, rischiara e rende lucenti i contorni delle cose, portando armonia, patti rispettati, senso dell’amicizia. L’aria è il suo elemento, un’aria trasparente e pura, portatrice di chiarezza e verità.

Nello Zoroastrismo è il più grande degli yaza ta, gli esseri creati dal potente Ahura Mazda, il “Signore Saggio” perché fossero suoi alleati nella lotta contro il male.

Come suo rappresentante, protegge dalle forze distruttive che albergano nella terra, e anche dagli spiriti tenebrosi dell’Oltretomba, con un senso della giustizia che lo rende prezioso alleato dell’Umanità, che sotto il suo vigile occhio evolve e si arricchisce.

L’impero romano ne eredita il culto e considera Mitra la causa della precessione degli equinozi, fenomeno appena scoperto da Ipparco di Nicea. E, in sintonia con lo spirito fiero e battagliero della civiltà romana, diviene il protettore dei guerrieri.

Nella mitologia greca, invece, l’accento è posto sulla solarità del dio, che talvolta viene accostato ad Apollo, come portatore di luce ed equilibrio, garante di un mondo in cui verità, giustizia e accordi armoniosi tra gli uomini sono valori irrinunciabili.

MITHRA

AMATERASU

Con la dea Amaterasu, chiamata “la grande dea che brilla in cielo”, siamo nel pantheon giapponese, nel cuore dello scintoismo. I libri sacri raccontano che nacque dall’occhio sinistro d’Izanagi, il dio creatore, e insegnò agli uomini a coltivare il riso, ad allevare il baco da seta e la grande arte della tessitura. Dea del sole e della luce, il mito che la vede protagonista poggia proprio su queste caratteristiche ed pervaso di gioia e voglia di vivere.

Tutto comincia a causa dei dissapori con Susano-o, il suo fastidioso fratello, per sfuggire al quale Amaterasu si nasconde nella grotta celeste, chiudendone l’ingresso con una gigantesca roccia, privando così il mondo della sua luce e del suo calore.

Tutto nell’oscurità, tenebra, gelo. Naturalmente la situazione divenne oggetto di molte discussioni tra tutti gli dei, riuniti in consiglio per trovare il modo di far uscire Amaterasu dalla grotta e riportare il sole. Molti furono gli oggetti magici creati per l’occasione: il dio Ishikoritome costruì uno specchio, Tama-no-oya la gemma ricurva e Ame-no-hiwashi delle ghirlande di stoffa. L’albero sacro fu portato davanti alla grotta e questi oggetti vennero appesi ai suoi rami, mentre veniva celabrato un rito di evocazione che invitava la dea ad abbandonare il suo nascondiglio. Nulla. E così, alla dea Uzume venne l’idea di mettersi a ballare a oltranza, abbandonandosi senza ritegno alla bellezza e alla sensualità orgiastica del danzare. Questo movimento improvviso e senza freni provocò le risa in tutti gli dei, che cominciarono ad accompagnare la danza con la musica. Fu la curiosità di scoprire la causa di tanta rumorosa allegria che spinse Amaterasu a spostare la roccia (solo un pochino…), riemergere dall’oscurità e spiare quello che stava succedendo davanti alla sua grotta. A questo punto, come era prevedibile, il dio Tajikarao infilò il braccio nella piccola fessura e spinse via la roccia. Amaterasu ritornò alla vita e il fratello fu punito e cacciato dal cielo.

Che bella storia! Il riso, l’umorismo, la gioia della danza, unite alla scaltrezza e alla determinazione, che saldano le diverse volontà verso un unico fine, salvano l’Umanità dalle tenebre, riportando luce laddove prima era calato il buio. Nascono così anche le danzatrici sacre del culto shintoista, testimoni di una leggerezza e una sensualità che consacrano l’arte sacra come contatto privilegiato con gli dei.